Purtroppo, se sei un imprenditore, può essere successo anche a te di essere stato vittima di furto, magari proprio da parte di un tuo dipendente o, addirittura, a commettere il reato sia stato proprio un socio.
C’è chi si appropria dei soldi in cassa, chi preleva materiali di cancelleria dagli uffici, chi sottrae carburante dagli automezzi, chi porta via merci dai magazzini o materiali e attrezzature di lavoro nei cantieri.
Se il dipendente sottrae una cosa altrui di cui sia già in possesso (si pensi al meccanico che tiene con sé l’auto del cliente in attesa di riparazione) commette il reato di appropriazione indebita, mentre se lo stesso ruba una cosa di cui non ha la disponibilità, commette un furto .
Cos’è il reato di appropriazione indebita?
Il reato di appropriazione indebita è disciplinato dall’art. 646 del codice penale, il quale dice che chiunque si appropri di denaro o cose mobili per procurarsi a sé o ad altri un ingiusto guadagno, sarà soggetto alla pena della reclusione da due a cinque anni e una multa da euro 1.000 a euro 3.000.
Cos’è il reato di furto?
Chiunque s’impossessa della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene, al fine di trarne profitto per sé o per altri, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 154 a euro 516.
Cosa posso fare?
Innanzitutto devi recarti alla più vicina stazione dei Carabinieri o presso la Procura della Repubblica per sporgere querela verso il socio o il lavoratore che ha commesso il furto o l’appropriazione indebita.
A questo punto, se il colpevole è il socio, potrà venire escluso dall’azienda; mentre se si tratta di un lavoratore alle dipendenze aziendali, potrà venire ben licenziato per giusta causa, con effetto immediato.
In particolare, nel caso di un socio amministrativo, lo stesso può essere revocato giudizialmente per mancato controllo gestionale, a seguito del ricorso del singolo socio al tribunale civile, oppure attraverso una revoca stragiudiziale, mediante la delibera assembleare dei soci.
Integra il delitto di appropriazione indebita aggravato dall’abuso delle relazioni di ufficio la condotta dell’amministratore, socio unico di una società a responsabilità limitata, che si appropri di denaro della società stessa distraendolo dallo scopo cui è destinato.
Cassazione penale, Massima, Sez. II, 25/10/2017, n. 49489
Dunque, in seguito alla querela si aprirà un procedimento penale. A quel punto, il datore di lavoro potrà costituirsi parte civile e chiedere il risarcimento dei danni.
Per la stesura della querela è consigliabile chiedere l’assistenza di un legale, mentre, per la costituzione di parte civile, l’assistenza dell’Avvocato è necessaria.
Per salvaguardarmi posso mettere delle telecamere che puntano sulla cassa del mio negozio?
Per la legge il datore di lavoro può effettuare il controllo, attraverso le telecamere, solo se questo è necessario per garantire la sicurezza sul lavoro, la tutela dei beni aziendali o la produttività dell’azienda, inoltre si potrà contestare al lavoratore solo l’eventuale sottrazione volontaria e non autorizzata di somme di denaro o documenti equivalenti.
L’installazione del sistema di videosorveglianza sulla postazione di cassa dovrà sempre essere preceduta da un accordo sindacale con le rappresentanze aziendali o dall’autorizzazione della Direzione Territoriale del Lavoro.
Sono necessari i cartelli informativi, visibili prima che l’interessato entri nel raggio d’azione della telecamera, e l’informativa, chiara e accessibile, riguardante le modalità di trattamento dei dati.
Cosa non è lecito fare?
Il sistema di videosorveglianza non può essere utilizzato per contestazioni di natura disciplinare, per questioni inerenti la qualità della prestazione lavorativa o connesse al rapporto di lavoro, poiché espressamente esclusi dalle norme poste a tutela dei lavoratori rispetto ai sistemi di controllo a distanza.