L’assegno divorzile consiste nell’obbligo di un coniuge di versare periodicamente all’altro coniuge una somma di denaro. Vediamo quando!
Innanzitutto, il riconoscimento del diritto a percepire l’assegno divorzile segue criteri diversi rispetto all’assegno di mantenimento previsto in sede di separazione dei coniugi:
- L’assegno di mantenimento concesso durante la fase di separazione che precede il divorzio, ha l’obiettivo di bilanciare le condizioni economiche di marito e moglie. Ovvero, ha il dovere di garantire al coniuge “meno abbiente” lo stesso tenore di vita che aveva quando la coppia stava insieme.
- Al contrario, l’assegno divorzile, che viene disposto quando il vincolo del matrimonio viene sciolto in seguito al divorzio non prevede che vi sia un bilanciamento economico tra i due ex coniugi.
Cosa dice la GIURISPRUDENZA
Nel tempo c’è stata un’evoluzione dei criteri da rispettare per la determinazione dell’assegno divorzile.
Inizialmente, la Sentenza n° 11504 del 2017, meglio conosciuta come Sentenza Grilli, ha rivoluzionato la funzione dell’assegno di mantenimento riconosciuto con il divorzio, stabilendo che non avrebbe più dovuto essere quello di mantenere lo stesso tenore di vita avuto durante il matrimonio, ma semplicemente quella di garantire l’autosufficienza economica del coniuge.
Nel tempo, questo limite si è mitigato, andando a stabilirsi che al coniuge più debole spetti un adeguato reddito. Andiamo a vedere cosa significa!
Precedente giuridico:
Il Tribunale di Roma si è trovato a stabilire l’ammontare dell’assegno divorzile, riconoscendo alla ex moglie un assegno di 4.000 Euro mensili. Tale decisione veniva impugnata dall’altro coniuge che riteneva l’importo troppo elevato, considerato poi che lo stesso non percepiva più lo stipendio di un tempo. Vieppiù, il marito eccepiva che la controparte aveva nel tempo ereditato, in tempi diversi, da entrambi i genitori e quindi era autosufficiente economicamente. Durante il procedimento veniva altresì in rilievo che durante il matrimonio la signora aveva abbandonato gli studi per occuparsi della crescita del primo figlio.
A fronte di tutti questi elementi, la Corte d’Appello ha rivisito l’importo dell’assegno diminuendolo in considerazione della eredità percepita dalla donna, chiarendo di avere considerato per la quantificazione del contributo, invece del criterio del tenore di vita avuto in costanza di matrimonio o del criterio dell’autosufficienza economica, una funzione compensativa che discende dal fatto che una persona ha sacrificato sé stessa per l’altro con conseguenze economiche sul suo futuro.
La Corte di Cassazione con l’ord. 3661/2020 ribadiva il principio ritenendo i motivi di ricorso in parte inammissibili e in parte non fondati, successivamente, rigettando il ricorso e confermando quanto già deciso dalla Corte d’appello di Roma.
Più recentemente:
Con una Sentenza, la n° 10226 del 2022, la Cassazione si è discostata dai criteri stabiliti inizialmente nella sentenza del 2017, tanto che è stato riconosciuto al coniuge il diritto all’assegno divorzile nonostante l’ex moglie fosse autosufficiente.
Stabilisce due situazioni principali alle quali spetta l’assegno divorzile:
- Quando si riscontra un matrimonio di lunga durata dove bisogna compensare il sacrificio del coniuge con una situazione meno favorevole, laddove si sia occupato della famiglia mettendo da parte il proprio lavoro per la crescita dei figli. Come abbiamo visto nell’esempio precedente;
- Quando si ha una netta distinzione tra due redditi e ciò reca un grande svantaggio ad uno dei due ex coniugi, anche qua, si ha l’introduzione di un assegno per provare a rimediare, almeno in parte, lo squilibrio economico.